Quante volte abbiamo sentito dire che i medicinali dati dallo psichiatra funzionano allo stesso modo di una terapia. E qui sono io, a nome di tutta la categoria, a dire “ASSOLUTAMENTE NO!” Gli psicofarmaci, risolvono il problema solo apparentemente, ma – senza temere una smentita degli psichiatri –bloccano il funzionamento di alcune zone del cervello, specie se presi per molto tempo; e la stessa cosa avviene anche per gli psicofarmaci che molti prendono per dormire. Chiediamoci tutti perché si vedono in giro tanti anziani con problemi mentali: poca memoria, poca autonomia, cioè una vita povera delle cose più belle che una sana vecchiaia potrebbe e dovrebbe regalarci. Anche il cervello ha un suo scheletro molto delicato (i microtuboli) e ancora non sappiamo a fondo il perché di tanti inconvenienti che poi si riscontrano in tarda età.

 Il nostro cervello è composto di circa 145milioni di miliardi di neuroni; ogni giorno di vita ci rende diversi dal giorno precedente, sia per le esperienze che si stampano nel nostro cervello e sia per le reazioni chimico-elettriche che in esso avvengono soprattutto a causa delle nostre emozioni.

Nel corso di una psicoterapia – o anche di un sostegno – noi psicoterapeuti cerchiamo di coinvolgere il paziente a cambiare atteggiamento, lo invitiamo a riflettere sulle sue emozioni, tenendo presente che le emozioni vissute oggi sono il frutto di emozioni vissute da bambini e tanto altro. Ascoltiamo e facciamo riflettere sulle varie modalità di reazione alle diverse situazioni della vita. In poche parole, siamo in due a lavorare per raggiungere un cambiamento che a dirla breve, avrà risultati su tutto l’ulteriore percorso di vita. E sarà un cambiamento positivo.

Io lavoro molto con coppie in corso di separazione, con adolescenti che attraversano momenti difficili, con bambini che non si sanno difendere dai compagni, oppure li bullizzano; con persone ansiose e depresse, e tanto altro. Posso dire di realizzare la mia più grande gioia quando a distanza di anni ricevo comunicazioni dei successi dei miei piccoli pazienti, considerati “lenti” dalle maestre; oppure sono coppie di famiglie allargate riuscite a fare il pieno alla loro tavola, tenendo insieme tutti i figli senza discriminazioni. O ancora bambini che con la cosiddetta “Terapia della Parola” riescono ad accettare e a godere del meglio dei due genitori separati, diminuendo le loro sofferenze.

Per concludere, vorrei dire una parola sola a chi dice di soffrire d’insonnia.

Anche questa è in parte genetica e in parte ambientale; sicché se un nostro genitore o nonno dormiva solo due-tre ore a notte, è proprio inutile che ci riempiamo di psicofarmaci per dormire. Ci sono tante modalità per recuperare almeno due-tre ore di sonno in più e senza psicofarmaci.

Rivolgersi ad uno psicologo è un indubbio segno di voler migliorare il proprio tenore di vita, e se uno psicologo non vi va bene, ve ne sarà di sicuro un altro che riuscirà laddove l’altro ha fallito, perché non siete entrati in sintonia.

Roma, 9/07/2021

© Copyright Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Margherita Marra