Stolking
Tornando dal mio studio in bicicletta mentre pioveva, mi godevo la sensazione di pienezza e di libertà che mi procurava il compiere un gesto che non tutti approverebbero. L’andare in bici sotto la pioggia è saggiamente sconsigliato dalla maggior parte delle persone e anche dai miei genitori , ma secondo il mio punto di vista procura una sensazione di piacere e di contatto con la natura ineguagliabile.
Questo mia sensazione mi ha fatto riflettere su l’importanza del potersi sentire liberi di esprimere con azioni e pensieri quello che scegliamo e mi sono venute in mente in contrapposizione due delle tante tragedie della cronaca estera.
La vicenda recentissima di Sana Cheema, la ragazza Pakistana uccisa dal padre perché voleva sposare un ragazzo Italiano e Mutlu Kaja, giovanissima anche lei, ridotta in fin di vita in Turchia perché cantava a braccia scoperte in un talent show. Donne che sono private della loro libertà nelle piccole e nelle grandi decisioni , donne che pagano con la vita le scelte non condivise dalla cultura o dalle famiglie
Mi sembrava di avere il dovere di godermi quella sensazione di libertà anche per loro, per tutte quelle donne che non sono potute sentirsi compiute e realizzate nei loro intenti.
Ci sono tanti modi di limitare la libertà di una persona e contestualizzando il nostro momento storico lo stolking forse ne rappresenta l’espressione più frequente.
Colui che stolkerizza considera l’altro solo in funzione della soddisfazione dei propri bisogni e desideri, non riesce a relazionarsi con l’oggetto del desiderio percependolo come Altro da Sé, come persona pienamente libera e autonoma
In una relazione riuscire ad accettare l’autonomia dell’oggetto desiderato , tollerare la frustrazione e le delusioni , tenere assieme l’immagine buona con l’immagine cattiva dell’altro, costituisce un traguardo evolutivo raggiungibile se l’ambiente in cui si cresce è fondamentalmente un ambiente sano.
Se questo modo di relazionarsi maturo non viene raggiunto, spesso si agisce un modus relazionandi disfunzionale, che può arrivare al rapporto patologico .
Si possono classificare quattro tipologie di stolker
Il “risentito“ , colui che di solito a causa di una relazione sentimentale passata si sente vittima di torti subiti
Il “bisognoso d’affetto” colui che desidera che una relazione di amicizia o di conoscenza si trasformi in relazione sentimentale
Il “respinto” colui che e’ stato rifiutato o allontanato dalla vittima e non si rassegna a questa decisione, quindi con l’intento di vendicarsi e di riallacciare la relazione con la vittima perseguita
Il “predatore” colui che ha un obiettivo di natura quasi sempre esclusivamente sessuale, trae eccitamento dal predare le vittime, le rende veri e propri oggetti di caccia.
Dall’esperienza clinica personale, gli stolker non sanno provare senso di colpa per i propri comportamenti persecutori, provano solo vagamente vergogna quando vengono smascherati nei loro intenti.
E’ importante questo particolare perché il senso di colpa , di cui spesso parliamo come un fardello pesante, è invece importantissimo per assicurare il reciproco rispetto, sentirsi in colpa impedisce di far del male all’altro e comporta necessariamente l’aver sviluppato la capacità di preoccuparsi per l’altro .
Chi è frenato solo dalla vergogna può tranquillamente maltrattare una persona, infierire sul partner, fino a quando non viene scoperto .
Gli stolker non chiedono mai un aiuto psicoterapico, non hanno consapevolezza del loro agire, chi chiede aiuto è di solito la vittima e lo chiede ripetutamente alle forze dell’Ordine.
Assistiamo parallelamente ad un una forma di mutismo sociale, ovvero tutti coloro che ruotano nella sfera relazionale di chi stolkerizza colludono con i suoi comporti disfunzionali. Nessuno sembra accorgersi del pericolo e della violenza che questi comportamenti arrecano, tutti sembrano sottovalutare.
Sarebbe invece prezioso che venissero attenzionati, che si cercasse di ostacolare il loro ripetersi attraverso un sostegno verbale , che si cercasse di contenerli chiedendo l’aiuto di professionisti.
Non rimaniamo in silenzio, la nostra libertà si esprime solo se rispettiamo i limiti della libertà dell’altro.
© Copyright Psicologa | Psicoterapeuta |Dott.ssa Federica Borroni