Il vero oggetto dell’aggressione, nella situazione di body shaming è l’autostima della vittima: si cerca di annientarla e portarla alla vergogna di mostrarsi. Di conseguenza la persona di esclude a livello sociale e inizia a provare sentimenti di inadeguatezza e ansia per le interazioni, depressione, e ad avere sintomi tipici dei comportamenti alimentari.

Questi ultimi, purtroppo, non emergono solo in presenza di fat shaming, come si potrebbe pensare. Il cibo, a livello simbolico, è visto dal nostro inconscio come il mondo esterno e la difficoltà relativa al proprio corpo e alle prese in giro subite, può portare a modificare il proprio rapporto con esso. I sintomi alimentari non emergono solo in relazione alla volontà di dimagrire (restrizione alimentare), ma hanno a che fare con la difficoltà di interagire con quel cibo/mondo dal quale ci si sente rifiutati e portano a digiuni, abbuffate, condotte compensatorie (vomito o uso di lassativi e diuretici); con tutte le conseguenze fisiche che ne derivano, fino anche a gravi patologie come diabete, malattie cardiache o metaboliche.

 

Ovviamente, le fasce di età più suscettibili sono le più giovani, dall’infanzia a tutta l’adolescenza, con le dovute differenze tra maschi e femmine.

Si è visto, ad esempio, che nei ragazzi è protettivo uno sviluppo precoce; al contrario, per le ragazze, lo sviluppo del seno e degli altri caratteri sessuali secondari può essere un fattore di rischio. Questo è probabilmente dovuto ai canoni sociali: altezza, aspetto muscoloso e “grosso” sono caratteristiche desiderabili per gli uomini, mentre nelle donne è maggiormente apprezzato un aspetto minuto e candido.

© Copyright Dott.ssa Sara Maria Cusato