Possiamo parlare di separazione quando finisce una relazione amicale o sentimentale, ma anche quando avviene il trasferimento da una città all’altra o da un lavoro ad un altro e così via.

Diversamente parliamo di lutto quando ci riferiamo all’evento morte.

Ad ogni modo si può notare che il processo di separazione, inteso nella sua accezione più ampia, è presente sin dalla nascita. Esso avviene in tutte le relazioni, anche con se stessi, quando si attraversano le fasi dello sviluppo (fanciullezza, adolescenza, età adulta, anzianità e vecchiaia), insomma per dare luogo a una vera trasformazione dobbiamo morire nella precedente identità (Crescenzi, 2010).

Secondo la psicologa svizzera Kubler Ross le fasi del processo di elaborazione del lutto sono 5:

  1. Negazione/rifiuto: “no”, “non ci credo”, “non è possibile” sono solo alcune delle frasi che vengono pronunciate dalla maggior parte delle persone quando viene comunicato loro la morte di un parente o amic*. Questo comportamento indica il rifiuto di accettare quanto accaduto;
  2. Rabbia: la persona prova un’intensa emozione di rabbia che si riversa in tutto l’ambiente circostante;
  3. Contrattazione/patteggiamento: in questa fase è possibile cominciare a pensare e ad organizzare un nuovo programma per la propria vita, anche in assenza di chi non c’è più;
  4. Depressione: in questo momento si possono distinguere due tipi di depressione, una di tipo reattivo e l’altra di tipo preparatorio. Nel caso della depressione reattiva si prende coscienza che alcuni aspetti della propria esistenza non ci sono più. Nel caso della depressione preparatoria si prende atto che non è possibile modificare nulla e si sperimenta un senso di sconfitta.
  5. Accettazione: dopo un certo periodo dedicato all’elaborazione di quanto accaduto la persona comincia a dedicarsi all’accettazione della perdita avvenuta o che sta per avvenire.

Le fasi descritte da K. Ross avvengono anche nelle persone che hanno una grave malattia, e possono costituire un valido riferimento per riconoscere tale processo.

Nella nostra società i momenti dedicati al dolore causato da una separazione, che sia momentanea o definitiva, vengono tendenzialmente negati. Sentiamo spesso consigli che ci esortano a “tenerci impegnati per non pensare alla perdita subita”.

È importante dedicare volontariamente uno spazio in cui sia possibile accogliere e vivere il dolore come un passaggio naturale, che il processo di separazione comporta. Solo in questo modo sarà possibile risvegliare una nuova energia che consentirà di continuare la propria esistenza dandole un senso (Nissi, 2015).

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