Da queste cinque tipologie di noia possiamo desumere che la noia, come stato emotivo, può essere  distinta tra “normale” e “patologica”. La noia ‘normale’ si sperimenta ogni qualvolta ci troviamo in situazioni o svolgiamo attività poco interessanti, routinarie e ripetitive, oppure si può sviluppare a causa di stati interni particolari che rendono il soggetto indifferente al mondo esterno e agli stimoli che gli si presentano risultando temporaneamente bloccato, svogliato, poco motivato e attivato.  A volte, il soggetto che vive questa condizione, tenta di fuggire e fronteggiare la noia mettendo in atto comportamenti rischiosi che di conseguenza provocando danni al funzionamento globale dell’individuo (es. utilizzo di droghe, disordini alimentari, comportamenti autolesionistici, ecc.).

La noia diventa ‘patologica’ quando il soggetto si ritrova fossilizzato per un lungo periodo in tale condizione di noia ‘normale’. Infatti, alla fine, la noia genera nell’individuo una notevole sofferenza psicologica, si sviluppano così nell’individuo apatia e sentimenti di vuoto (assenza emozionale) che a loro volta contribuiscono allo sviluppo di convinzioni negative su se stessi e sulla propria vita che è così considerata come inutile, sterile e banale. Questa condizione ha un impatto molto potente e invalidante nella vita e nel funzionamento dell’individuo (sociale, familiare, lavorativo ecc.).

Come detto prima, le caratteristiche della situazione e le caratteristiche della persona possono interagire per causare noia. Una ricerca statunitense condotta nel 2017 da diversi studiosi ha messo in luce le situazioni in cui i soggetti rischiano di annoiarsi di più. In particolare gli autori hanno individuato che attività come studiare, non avere nulla da fare, lavorare, la toelettatura o trovarsi in luoghi come la scuola, strutture mediche, aeroporti o sul posto di lavoro aumentano lo sviluppo di provare noia negli individui. Ovviamente queste situazioni variano a seconda delle persone e soprattutto se tali attività sono ripetitive e monotone.

  Lo studioso Eastwood, impegnato da anni nello studio sulla noia, definisce la noia in termini di attenzione. Infatti, secondo l’autore, percepiamo noia quando non siamo in grado di impegnare la nostra attenzione alle informazioni interne o esterne. Nel suo studio del 2007 Eastwood e i suoi collaboratori, mette in luce alcune caratteristiche personali di chi soffre di più il senso di noia. Gli autori arrivano alla conclusione che gli studenti, che affermavano di soffrire di più di noia erano coloro che risultavano essere più concentrati sul mondo esterno e che erano incapaci di entrare in contatto con il loro ‘mondo intero’ e, dunque, incapaci di identificare le proprie emozioni e il proprio stato d’animo. Le persone che tendono ad affidarsi sempre agli stimoli esterni, che cercano di avere sempre qualcosa da fare, con un elevato livello di stimolazione e con alta attivazione sembrerebbero essere più propense ad annoiarsi perché meno capaci a rilassarsi e indirizzare le tante energie.

   Questi studi suscitano un interrogativo: esistono persone più propense alla noia rispetto ad altre? Ebbene Eastwood con i collaboratori ha cercato di rispondere a tale domanda, ma secondo gli studiosi non è chiaro se la propensione alla noia descriva una persona che possiede un particolare tratto della personalità o se descriva una persona che reagisce fortemente a situazioni noiose. Secondo l’autore esistono due tipologie di personalità più tendenti alla sofferenza della noia: una più impulsiva e una più timorosa. La prima si caratterizza per la ricerca continua di nuovi stimoli per evitare di annoiarsi, mentre la seconda si caratterizza per la paura  verso il mondo, per le nuove situazioni o attività cui consegue una fossilizzazione nella loro zona sicura e la noia.

Come spiegato prima la noia si caratterizza per la carenza di intenzionalità  e/o da un’attività ripetitiva da parte del soggetto, da attenzione e concentrazione fluttuante, da insoddisfazione, senso di frustrazione e da una bassa attivazione e motivazione. D’altro canto, questa visione di noia che ci permette di stare fermi e inattivi, ci concede anche la possibilità di avere uno spazio per noi, uno spazio per stare nel presente, per riflettere, per pensare, per sviluppare, raccogliere e riordinare pensieri e idee che poi possiamo utilizzare nella nostra realtà. Sentire la noia ci permette di stimolare la nostra creatività, metterci in dubbio, ascoltarci, rafforzarci e ritrovare le energie perse, trovare e riscoprire nuovi stimoli, obiettivi e soprattutto ritrovare nuovi occhi con cui guardarci intorno e vivere la nostra vita.

Si può dunque pensare alla noia come due facce della stessa medaglia. È importante imparare a vivere la noia, soprattutto oggi in cui la continua richiesta a noi stessi di fare sempre di più, di dare il massimo arriva a uno stato di sovraccarico sia fisico sia mentale in cui la cosa migliore è avere un attimo per respirare, per dedicarci del tempo, per annoiarci.

 

© Copyright| Psicologa| Dott.ssa Maddalena Manca