È in questo contesto che si inserisce l’importanza della meditazione nell’ambito terapeutico.

La meditazione consente alla persona di restare ferma al momento attuale, con le proprie sensazioni corporee e i propri pensieri, senza distrazioni né vie di fuga. I pensieri, anche quelli più scomodi, non vengono inibiti o bloccati, come spesso facciamo invece nella quotidianità, ma anzi resi visibili, riconosciuti e lasciati passare, come pesci che nuotano lungo il corso di un ruscello. La vipassana (letteralmente “vedere chiaramente” o “guardare dentro”) consente di purificare la mente da angoscia e dolore attraverso un processo che in realtà coinvolge la persona in ogni attimo della vita quotidiana, non soltanto nell’evento circoscritto della meditazione vera e propria. Di fatto, oltre che un esercizio per imparare a stare nel qui e ora, è un atteggiamento di non attaccamento a nulla e al tempo stesso di accoglienza e non rifiuto di nulla, di apertura e distaccata equanimità (Naranjo, 1996). Di consigli inerenti alla pratica vipassana ne esistono ormai moltissimi, ma credo possa essere utile esporre alcune istruzioni per poter iniziare sin da subito:

Sedete su una sedia o, preferibilmente nella posizione del mezzo loto (caviglia destra sopra il fianco sinistro, in modo che la pianta del piede sia rivolta verso l’alto ed il dorso sia appoggiato sulla coscia, il più vicino possibile al fianco, schiena dritta ma non rigida);

Chiudete gli occhi e rilassatevi. Rilassate le spalle e accertatevi di aver rilassato la lingua, che è in relazione con il dialogo interno più di quanto non crediate. Lasciate che il corpo penda dalla spina dorsale e affondi, se possibile, nell’addome. Rilassate anche mani e piedi;

Seguite il vostro respiro ora;

(…) Ora, alla consapevolezza dell’abbassarsi e del sollevarsi del vostro addome superiore, aggiungete la consapevolezza necessaria ad abbandonare la tensione muscolare e ad essere in contatto con il respiro. Cercate di sentire la parete addominale all’altezza dell’epigastro (vale a dire nella regione addominale sotto la punta dello sterno e tra le costole discendenti inferiori) quando si alza e si abbassa ad ogni ciclo di respirazione. Siate in contatto con il vostro plesso solare, quando la parete addominale si alza e si abbassa ad ogni ciclo di respiro. (Naranjo, 1996).

Una volta diventati sempre più competenti nella pratica, ci si potrà iniziare a domandare ad ogni respiro “Di cosa sto facendo esperienza in questo momento?”. Solo così la meditazione diventa un esercizio di consapevolezza e di conoscenza di sé stessi e dei propri processi e automatismi mentali, oltre che, inevitabilmente, di crescita e importante mezzo per il raggiungimento del benessere personale. In una società certamente accelerata come quella contemporanea, in cui tutto è già passato e tutto è ancora da venire, in costante attesa di un qualcosa di meglio che costringe l’uomo a non soffermarsi su ciò di cui ha bisogno e di ciò che ha tra le mani, la meditazione e l’attenzione a sé stessi (quello che potremmo definire un “egoismo sano”) sono già utili vie per arrivare ad una spiritualità sana e soddisfatta.