Ma, in amore, quando si parla di normalità o patologia? Quand’è che si supera la linea sottile che intercorre tra il piacere e il dolore nell’amore?
L’amore (love passion) è una condizione naturale dell’essere umano caratterizzata da risposte comportamentali, emotive e fisiologiche diverse che comporta un attaccamento adattivo con gli altri. Quando ci si innamora è normale sentire entusiasmo, desiderio, intimità e passione e anche un certo grado di dipendenza emotiva e fisica nei confronti del proprio partner. La condizione di love passion può mutare in una relazione negativa, come la dipendenza affettiva (love addiction) quando desiderio di dipendenza (che dovrebbe stabilizzarsi con il tempo lasciando spazio all’autonomia) diventa sempre più rigido e pervasivo costituendo schemi relazionali problematici, contraddistinti dall’ostinata e assidua ricerca di vicinanza e fusione con il partner e dal timore di rimanere soli.
Esistono differenti tipologie di dipendenza affettiva, l’associazione americana love addiction anonymous ha individuato 8 differenti varietà dipendenti dal profilo dell’individuo che ne soffre: Dipendente affettivo ossessivo, dipendente affettivo co-dipendente, il dipendente dalla relazione, il dipendente affettivo narcisista, il dipendente affettivo ambivalente, il seduttore rifiutante e infine il dipendente romantico.
I segni e i sintomi principali di coloro che soffrono di dipendenza affettiva sono:
– Piacere: derivante dall’oggetto della dipendenza
– Sindrome da astinenza: presenza di emozioni negative come ansia, panico, depressione in assenza dell’amato
– Tolleranza: il bisogno di aumentare il tempo da trascorrere con il partner diminuendo il tempo per importanti attività sociali, professionali o di svago
– Ansia: l’individuo vive in un costante stato d’ansia e tensione dovuto dalla paura di perdere l’altro e mette in atto comportamenti per evitare la solitudine e il rifiuto
– Di solito l’individuo con dipendenza affettiva ha difficoltà nell’identificare i propri bisogni, emozioni, obiettivi e pensieri. Solo le emozioni e i desideri del partner sono considerati importanti al punto che la persona con dipendenza non riesce a dire di no, diventa estremamente disponibile a soddisfare i desideri, i bisogni e aspettative del partner per evitare in tutti modi la rottura della relazione. Tali persone hanno una scarsa stima di sè, poca capacità di prendere decisioni, si sentono di non aver valore e di non poter avere desideri o ambizioni proprie.
Come detto precedentemente tale disturbo è presente in entrambi i generi e, nonostante i dati provengano da individui di età differenti, sono state individuate alcune caratteristiche comuni tra cui: la bassa autostima, l’iperresponsabilità, la fragilità, la paura dell’abbandono e il bisogno costante di certezze. Tali caratteristiche portano la persona con dipendenza affettiva a scegliere partner anafettivi o narcisisti (caratterizzati da senso di superiorità, mancanza di empatia, esigenza di ammirazione ecc.), poco amorevoli e attenti ai loro bisogni. Questo perché tali figure dominanti, apparentemente forti, sicure, perfette, forniscono un occasione di avere protezione da tutte le difficoltà. La scelta di tali partner è dunque dettata dal bisogno di sicurezza che ricerca il dipendente e dall’altra parte, la scelta del carnefice è dettata dal desiderio di controllo e dominio in una possibile ‘vittima’. L’incontro di queste due personalità porta alla nascita di una reazione poco sana e non bilanciata.