Con il termine procrastinazione si intente l’atto volontario di rimandare un impegno o un compito importante e/o urgente, molto spesso sostituendolo con altre attività meno importanti, nonostante possano esserci conseguenze negative nell’evitamento all’azione. Con la procrastinazione tendiamo a rimandare o sostituire compiti noiosi, difficili o che innescano un certo grado di ansia e tensione con altri impegni che ci permettono di avere piacere e sollievo a breve termine; ma la procrastinazione non ha sempre un’accezione negativa, infatti talvolta rimandare un determinato compito o impegno può essere il risultato di una scelta ponderata e vincente.
In questa sede parleremo delle cause e di alcune tecniche utili al comportamento procrastinante negativo, ovvero, quell’atto volontario consolidato e inadeguato, diventato l’unica modalità per affrontare impegni e scadenze, che interferisce nella vita dell’individuo come sintomo di disagio psicologico.
La motivazione che sostiene il comportamento procrastinante è quello di sollevarci e liberarci dal peso dell’ansia e della preoccupazione, almeno temporaneamente che il compito che dovremo svolgere ci provoca. Dal punto di vista neurobiologico la procrastinazione coinvolgere il sistema limbico, ovvero, un insieme di regioni che coordinano compiti quali controllo ed espressione delle emozioni, consapevolezza e percezione, e della corteccia frontale, come confermato da altri studiosi che si sono interrogati sulle cause psicologiche della procrastinazione. Tali studi affermano che il comportamento di procrastinazione è legato ad emozioni negative, ad una bassa fiducia nelle proprie capacità cognitive, ad una impostazione metacognitiva caratterizzata dall’opposizione rigida ai pensieri, da una scarsa gestione degli obiettivi ed infine da una scarsa capacità di controllare l’attenzione. La procrastinazione è dunque una strategia di tipo emozionale messa in atto dall’individuo per evitare stress e emozioni negative, nonostante abbia la consapevolezza di possibili conseguenze negative future, l’individuo mette in atto, attraverso una serie di autoinganni cognitivi ed emotivi, una serie di comportamenti per evitare il compito e le situazioni dolorose. Si tratta dunque di un meccanismo di difesa, di una fallimento della nostra capacità di autoregolazione emotiva, di un malfunzionamento della capacità di decisione (corteccia frontale).
È comunque importante ricordare che, nonostante pensiamo che attraverso la procrastinazione noi rimandiamo una scelta, la sola decisione di mettere in atto il comportamento di procrastinazione (nel tentativo di ridurre l’ansia connessa al compito) è essa stessa la scelta che ci tiene lontani dal raggiungimento del nostro obiettivo finale. Questa scelta, progressivamente, genererà una risposta ansiosa legata alla paura del fallimento, aumentando la preoccupazione e il senso di colpa e innescando sentimenti negativi che a loro volta ci spingeranno a procrastinare ulteriormente fino a farci entrare all’interno del circolo vizioso della procrastinazione. Tali condizioni negative, nel tempo, bloccano psicologicamente l’individuo in una dimensione più complessa, superiore all’iniziale volontario atto della procrastinazione, ovvero, all’incapacità di pianificare ed eseguire le attività più importanti.
Alla base del comportamento di procrastinazione vi possono essere differenti cause di natura cognitiva ed emotiva. Sicuramente le cause più trasparenti possono essere il disinteresse nei confronti del compito che dobbiamo affrontare, la scarsa motivazione o semplicemente la nostra pigrizia (in questo ultimo caso il rimandare non sarà continuativo). Cause più sottili alla base di questo tipo di comportamento possono essere la paura dell’insuccesso, delle responsabilità o delle conseguenze che potrebbero derivare dall’attività, la poca tolleranza allo stress provocato dal compito, la scarsa fiducia nelle proprie capacità e competenze, la resistenza al cambiamento, per causa di alcuni tratti di personalità, come ad esempio il perfezionismo, ed infine quella che è definita miopia temporale, ovvero, la difficoltà di immaginare il proprio futuro e le competenze necessarie per superare le sfide della vita.