Il viaggio e la cura italiana di Omer, bambino curdo del campo Makhmour
Due idee: un progetto politico curdo di confederalismo democratico, contro un’idea di ritorno dell’Impero Ottomano di Erdogan, si è incarnato in vittime e vicende umane che tuttora mettono a rischio la vita di adulti e bambini.
Il campo Mahkmour nel nord iracheno, tenuto sotto embargo, è vissuto da più di 15.000 persone e subisce continui bombardamenti dalla Turchia, da Erdogan. Formalmente il campo dipende dall’Alto commissariato Onu per rifugiati, eppure spesso neanche le ambulanze riescono ad entrare, così come è molto difficile che i rifugiati politici escano.
Di fronte a questa situazione molti volontari sono partiti per raggiungere il campo ma, nonostante le buone motivazioni e i documenti regolari, il governo iracheno ha bloccato l’ingresso: i rifugiati curdi hanno subito anni di totale isolamento, dove neanche i bambini con malattie croniche o patologie potevano essere curati. Più volte le Nazioni Unite sono state avvisate di essere responsabili della morte di vite umane, ma tutto ciò non è bastato e la popolazione si è organizzata e resiste per la sua identità.
Dopo l’ultimo bombardamento di giugno, nel quale tre persone hanno perso la vita, abbiamo deciso di dedicare gran parte del nostro tempo ad occuparci della vita di un bambino, Omer, di 10 anni, affetto da una malformazione vascolare a basso flusso di natura venosa, che in pochi mesi è peggiorata. La cura di un bambino curdo nel campo è un motore rivoluzionario, un difficile obiettivo da raggiungere piuttosto che un diritto. Il progetto di Omer è nato da un movimento, politico e sanitario, con Mevlude, iniziato il 25 aprile 2021. Siamo, in breve tempo, diventati un gruppo di persone, tra cui Medici, Dottori, Psicologi, Giornalisti, Consoli, Funzionari, Segretari, Ministri, Fondazioni, Agenzie di Viaggio, Dirigenti, Personale Di Uffici Stranieri, Mediatori, Traduttori, Associazioni, Consolati, Ambasciate, Volontari, Poliziotti. Tra di noi ci sono anche persone che hanno subito torture, minacce, violenze, arresti, persecuzioni: uomini e donne che si sono schierati/e per la libertà identitaria e la libertà di informazione libera e veritiera. Abbiamo toccato con mano le grandi difficoltà per tenere insieme ogni aspetto di questa vicenda: dalla situazione politica, alla ricerca sanitaria, alle tempistiche ristrette, alla burocrazia, alla comunicazione, alle attenzioni legislative, al formalismo linguistico per interfacciarci opportunamente. La modalità di procedere è stata sempre focalizzata sulla discriminazione della moltitudine delle informazioni errate, che depistavano la verità, per la ricerca delle informazioni libere e corrette, interfacciandoci direttamente con i Segretari dei Ministri, con il Console Camerota ed evitando triangolazioni pericolose, collaborando a qualsiasi ora.
Dopo la raccolta dei documenti, i Dottori dell’Ospedale Gaslini di Genova, si sono resi disponibili alla cura del piccolo Omer, ipotizzando, dopo il day ospidal, un trattamento di scleroterapia, da monitorare a lungo termine. Successivamente all’ipotesi diagnostica, è stato possibile collaborare con la Fondazione Flying Angels, che ha potuto offrire la possibilità di donare il volo.