COME TRATTARE IL MUTISMO SELETTIVO?

Ci sono due fattori principali che determinano la necessità di ricorrere al trattamento: l’età e la gravità. Un bambino più piccolo, in genere, ha maggiori probabilità di recupero, se trattato in modo corretto, quando è stato inserito da poco a scuola. Se il MS persiste per più di un mese, il trattamento dovrebbe iniziare immediatamente. Nei casi in cui un bambino abbia sintomi lievi (rispondere a voce bassa mantenendo comunque un’interazione con gli altri), il trattamento può non essere immediatamente necessario, a meno che i sintomi non si protraggano per molti mesi. Il disturbo si manifesta sotto diversi livelli di gravità: per coloro che subiscono gravi forme di mutismo selettivo, un intervento immediato è consigliabile perché i sintomi possono aumentare.

È molto importante coinvolgere nel trattamento insegnanti e genitori. Gli insegnanti svolgono un ruolo fondamentale nell’aiutare gli alunni che convivono con il mutismo selettivo. Capire che i sintomi non sono intenzionali ridurrà la frustrazione e la rabbia che gli insegnanti spesso rivelano. Strategie comportamentali coerenti con la situazione devono essere facilmente implementate in classe. Le strategie dovrebbero concentrarsi sulla facilitazione, evitando di costringere il bambino a parlare. Lodi e ricompense somministrate in modo contingente, e partecipazione ad attività di classe saranno tutti contributi essenziali per diminuire l’ansia e aiutare il bambino a sentirsi integrato, autonomo e in un clima di accettazione.

Per quanto riguarda le forme di intervento, quello cognitivo-comportamentale è quello che ha dimostrato di avere maggiore successo. Il trattamento dovrebbe essere condotto da uno psicologo esperto in tecniche comportamentali ed essere attuato in parte nell’ambiente naturale del bambino e non solo all’interno del setting clinico. L’intervento si basa su obiettivi graduali, includendo la desensibilizzazione dall’ansia eccessiva e l’utilizzo di apposite procedure di modificazione comportamentale al fine di motivare il bambino a produrre verbalizzazioni. Mettere sotto pressione il bambino attraverso punizioni, rimproveri, o promesse di ricompense è fortemente sconsigliato e anzi, può essere molto dannoso. Al centro di ogni intervento bisognerebbe considerare la predisposizione all’ansia, la timidezza, e l’ansia sociale come concause del disturbo stesso. Nella fase iniziale bisognerebbe sollecitare la risposta a una richiesta attraverso gesti, per poi arrivare alla produzione di singole parole; solo in seguito è possibile indurre il bambino a formulare gradualmente piccole frasi. Dopo un trattamento intensivo, molti bambini cominciano a essere in grado di parlare spontaneamente in diverse situazioni sociali.