Ci tengo a sottolineare che le mie personali riflessioni non entrano nel lavoro terapeutico che svolgo con i miei pazienti, che si svolge sempre nel massimo rispetto per le convinzioni di ognuno e in un ambiente fisico e psicologico di massima neutralità  e accoglienza per la sofferenza, le difficoltà e le credenze di coloro che decidono di affidarsi alle mie competenze per essere aiutati a superare i momenti di difficoltà che vivono; per cui esse non inficiano in alcun modo i percorsi e le tecniche strettamente psicologiche utilizzate nei colloqui clinici. Per il resto sono convinta che ognuno di noi ha un compito e porta avanti una missione nel mondo, nel tempo in cui si trova, per aiutare se stesso e gli altri a vivere pienamente, a realizzarsi e ad aiutare il prossimo, al fine di costruire un mondo e una società migliore, in cui crescere e vivere secondo i valori dell’amore, della pace e della fratellanza.
RIFLESSIONI….             dalla piccola dottoressa….

Carissimi, pensando a questo tempo  in cui a causa della pandemia abbiamo dovuto stravolgere abitudini ,  socialità e l’idea stessa che avevamo del concetto di “vivere”, ho trovato perfettamente allineati tale situazione e l’idea psicologica e spirituale del deserto, come l’immagine che forse meglio esprime quello che ognuno di noi sta sperimentando concretamente e in diversi modi oggi.

Non vi nego che dopo un iniziale senso di angoscia e rifiuto, me ne sono rallegrata. Si, grata di poter vivere questo tempo cosi’ meravigliosamente  forte e vivo. Ho compreso che, dietro l’apparente maschera della catastrofe, è un gran bene per me.

Psicologicamente il deserto ci spaventa perché rappresenta una sfida affascinante ma dura che ci obbliga in qualche modo ad andare oltre per sopravvivere: oltre noi stessi ,oltre i nostri limiti e immaginazioni…ci obbliga a trovare soluzioni alternative che rompono gli schemi della routine costruita negli anni e che ci ha fatto scudo tante volte per non uscire da noi stessi  alla scoperta…. di noi stessi.  Il deserto è una condizione concreta che infrange la nostra zona di comfort, mandando in frantumi la sicurezza che ci viene dall’epoca delle città-officine, tutto efficienza, dinamismo esasperato, linguaggi omologanti, conformismi esistenziali.

Nel deserto, come al tempo del Covid19, siamo piccoli e bisognosi, ci scopriamo fragili, di fronte all’antico dilemma del come sopravvivere e della paura di morire, di terminare la nostra esistenza(cosa che prima o poi comunque accadrà)senza essere pronti ad affrontare quel  salto nel vuoto e senza in realtà aver avuto il tempo per fermarci e conoscere la parte più vera di noi stessi,  realizzare i nostri aneliti e desideri più profondi e inconsci, quelli che alla fine ti fanno dire serenamente  e senza rimpianti: “è stato bello essere qui, la vita è davvero un’esperienza  meravigliosa. Grazie!”

Come è possibile, mi direte, che avvenga questa catarsi interiore, questo cambio di prospettiva?

Come posso iniziare a non temere più il deserto personale e sociale del Covid19 che la provvidente mano divina ha sapientemente collocato in questo preciso momento storico della mia esistenza?

Con la possibilità del Forse: iniziando a pensare che forse tutto questo ha un senso preciso per me e per la mia storia, che forse non è sbagliato che io stia vivendo questo tempo, perché forse c’è per me una grande occasione ,seppur ancora confusa, per una crescita psico-evolutiva, un cambiamento in positivo che mi porti a VIVERE consapevolmente e meglio, in armonia con me stesso e con gli altri, assicurandomi un maggior benessere emotivo ed esistenziale. Un grande Dono.