Definizione generale
Secondo Thomas Gordon 1918-2002 ( psicologo clinico statunitense pioniere nell’insegnamento delle abilità comunicative) il conflitto è inevitabile all’interno di un contesto sociale: “Quando due persone o gruppi convivono, il conflitto è destinato a subentrare per il semplice motivo che le persone sono diverse le une dalle altre, pensano in modo diverso, hanno bisogni differenti, e aspettative che spesso non combaciano.”
In generale si può affermare che il conflitto sia una forma di opposizione, all’interno dello stesso individuo, quando coesistono desideri o pensieri e convinzioni divergenti tre di loro.
Oppure tra gli individui, quando non si condividono gli stessi punti di vista, opinioni, valori e
convinzioni personali.
Conflitto interiore
Il conflitto interiore può essere tra due situazioni o desideri entrambi piacevoli, oppure tra un desiderio e la consapevolezza che soddisfarlo, potrebbe causare problemi, o ancora nel dover scegliere tra “il male minore”.
Conflitto sociale
Il conflitto sociale invece, può essere tra due individui, tra due gruppi oppure tra soggetti che fanno parte dello stesso gruppo.
Cause
Per quanto riguarda le cause, dei vari tipi di conflitti, si può dire che siano riconducibili spesso ad alcuni tipi di condizioni:
– problemi comunicativi la difficoltà nell’espressione linguistica e nelle capacità di comprendere. Ad esempio nel caso in cui non si conosca bene la lingua, oppure I bassi livelli culturali.
– importanti differenze di obiettivi, valori opinioni e interessi. Questo associato alla rigidità di non saper scendere a compromessi, può generare o inasprire il conflitto.
– frustrazioni e insicurezze quando all’interno del conflitto vengono a confluire malesseri profondi degli interlocutori, dove non si sa scindere piuù tra gli aspetti personali e il reale motivo del contendere.
– divergenti modi di reagire, dati da personalità troppo differenti. Ad esempio l’essere eccessivamente permalosi. Appartenere a culture diverse, che abbiano un sistema di valori, comportamenti e reazioni troppo differenti, pregiudica la capacità di empatizzare con l’altro e capirne le ragioni.
Modalità reattive
Si tratta dei vari modi che l’individuo mette in atto, con maggiore o minore consapevolezza, in
reazione ai conflitti.
Generalmente si tratta di:
• evitamento che avviene quando ci si sente esposti a persone, situazioni o eventi temuti, che suscitano elevati livelli di ansia ed emozioni negative. Una buona strategia per sopperire a tale problematica, può essere quella di imparare I fondamenti di una comunicazione basata sull’assertività. Cioè esprimere opinioni discordanti, sentimenti ed emozioni, insomma le proprie idee e convinzioni, rispettando quelle dell’altro.
• Compiacenza che consiste nell’essere troppo accomodanti, arrivando ad adeguare le proprie idee, convinzioni desideri e necessità a quelle dell’altro, per il bisogno di accettazione e benevolenza. In questo modo si può annullare il conflitto sociale, ma si innesca quello personale, inquanto ci si costringe a non ascoltare se stessi e le proprie reali aspirazioni ed esigenze.
• Dominanza avviene quando il soggetto assume il controllo della situazione, prendendo decisioni in maniera autoritaria e competitiva. Questo naturalmente porterà o ad inasprire il conflitto, oppure alla completa compiacenza/evitamento dell’altro interlocutore.
• negoziazione che consiste nel raggiungere un obiettivo comune tramite l’accordo delle parti. Questo presuppone scendere ad un compromesso, che implica una sorta di “venirsi incontro” senza rimanere rigidi nelle proprie posizioni.
• collaborazione prevede una partecipazione attiva, dove il focus non è rappresentato dalle divergenze di vario tipo tra le parti, ma dalla volontà di unire le forze per compiere un lavoro e la determinazione a non perdersi nei litigi.
Suggerimenti pratici per gestire il conflitto
In generale sul conflitto relazionale, si può affermare che, rispettando alcune regole comportamentali riguardo alle capacità comunicative, sia possibile ridurre sensibilmente le occasioni conflittuali.
Sviluppando ad esempio le capacità empatiche, si possono capire le ragioni dell’altro, guardando le cose dal suo punto di vista. Questo aiuta ad essere rispetosi del “sentire” altrui, quando l’interlocutore si sente ascoltato e rispettato sicuramente abbasserà il livello di difesa che mantiene il conflitto. Inoltre utilizzando un linguaggio non giudicante o accusatorio, ma parlando in prima persona solo di se stessi, di ciò che si prova e rispettando la turnazione della presa di parola, il conflitto tende ad attenuarsi in maniera naturale.
Nel leggere tali suggerimenti, può apparire tutto abbastanza semplice, in realtà ocorre senso autocritico, capacità introspettive ed empatiche, non sempre già sviluppate nella persona, mentre risultano spesso cristallizzati, comportamenti che vanno ad accentuare I conflitti. In questi casi si consiglia la consulenza di un professionista, in quanto spesso occorre lavorare su stessi in maniera più approfondita ed arrivare a vedere ed accettare, per poi cambiare, lati della propria personalità che ci risultano spiacevoli. Ma che solamente individuandoli e accettando la loro esistenza è possibile cambiarli.
Conclusioni e riflessioni
Il conflitto non va necessariamente evitato, va ben compreso e ben gestito. Può infatti rappresentare un’ importante fonte di apprendimento, per conoscere meglio noi stessi e l’altro. Ma occorre riflettere, prima di reagire in maniera automatica.
Bisogna osservare la situazione con un certo distacco. Dobbiamo sempre ricordarci che non siamo la rappresentazione che l’altro ha di noi. E che l’altro non è solo ciò che stiamo vedendo di lui.
Possiamo sempre fare un respiro profondo e provare a vedere le cose da un punto di vista “esterno”. Spostare il focus dallo “giusto o sbagliato” a “cosa sento/provo io” e “cosa sente/prova l’altro”.
In conclusione, saper gestire in maniera “sana” e funzionale il conflitto significa saper riconoscere ed integrare al proprio interno sia I propri lati positivi che quelli negativi, aprendo le porte alla serenità interiore ed ad un equilibrio personale stabile.
“Chi percepisce contemporaneamente la propria ombra e la propria luce vede se stesso da due
lati e in tale modo raggiunge il centro”. C. G. Jung
Bibliografia
T. Gordon (2014) “Relazioni efficaci. Come costruirle. Come non pregiudicarle” editore: La meridiana.
C.G. Jung (2011) “Tipi psicologici” Editore: Bollati Boringhieri
Beck, A. T. (1976). Cognitive therapy and emotional disorders. New York: Meridian. Trad it.
Principi di terapia cognitiva. Roma: Casa Editrice Astrolabio