In questo articolo faremo una breve riflessione sull’aumento del disturbo d’ansia generalizzato.

Si sa, gli ultimi due anni di pandemia e l’instabilità politica internazionale non stanno certo aiutando a rafforzare un senso di sicurezza e di fiducia per il futuro.

 Sebbene l’OMS ritenga  che la salute mentale debba intendersi come “uno stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni”, sappiamo che non sempre si tratta di condizioni facilmente realizzabili, almeno per certi aspetti.

Si stima che circa 260 milioni di persone nel mondo soffrano di disturbi d’ansia: tra queste, 2.5 milioni si trovano in Italia. Tra le associazioni più frequenti si riscontrano difficoltà nelle attività quotidiane, nei rapporti interpersonali e familiari e nel lavoro (World Federation for Mental Health).

In generale si può affermare che gli studi presentati in letteratura confermano che l’ansia e il basso tono dell’umore possono facilitare la condotta di stili di vita poco salutari come lo sviluppo di dipendenze alimentari, l’uso massiccio o eccessivo di fumo, alcool e/o altre sostanze psicoattive (Moroni, 2006).

Dalle ricerche presenti in letteratura emerge che le principali motivazioni riportate dalle persone che soffrono di disturbo d’ansia generalizzato riguardano le seguenti aree:

  • preoccupazione per la propria incolumità fisica e per quella dei propri familiari,
  • preoccupazione per la situazione finanziaria,
  • preoccupazione per le competenze lavorative, scolastiche o agonistiche,
  • preoccupazioni per eventi catastrofici, naturali e/o causati artificialmente, come ad esempio terremoti o guerre, (Fava, Rafanelli, Savron 1998).

Va inoltre considerato anche l’utilizzo dei farmaci ipnotici sul territorio italiano, a tal proposito uno studio condotto all’interno della Serenissima Repubblica di  San Marino ha mostrato che circa il 20% della popolazione dichiara di avere disturbi del sonno, con una frequenza più elevata nelle donne e negli anziani (Barbui C., 1998).

Queste informazioni posso costituire utili spunti di riflessione, per cercare di indirizzare le persone verso condotte che possano effettivamente promuovere il benessere personale e collettivo.

AVVISO:

“I contenuti sono proposti a scopo informativo e di sensibilizzazione. Eventuali  approfondimenti  vanno effettuati contattandomi in altra sede”.