Il tempo lavorativo è scandito da un ritmo frenetico e da tante scadenze da rispettare nella maggior parte delle situazioni.
Come possiamo gestire in maniera efficace l’ansia da “scadenze o deadline”?
Pensiamo innanzitutto al fatto che noi non siamo il nostro lavoro, o meglio il nostro lavoro rappresenta una parte certamente importante della nostra esistenza, ma non è l’unico elemento.
Può sembrare scontato ma… spesso focalizziamo la nostra attenzione su un solo aspetto della nostra identità, soprattutto quello lavorativo. Quando una persona con la quale abbiamo stretto conoscenza da poco ci chiede: “Di cosa ti occupi?”, la maggior parte di noi risponde: “sono un/a ecc cancelliere, docente, terapeuta, avvocato, collaboratore… questa affermazione può portare ad identificarsi molto (se non del tutto) con il ruolo lavorativo e sociale che si ricopre.
Qualche volta mi è capitato di sentire l’affermazione “faccio la terapista, l’avvocato ecc”. Questa modalità di presentazione mi ha consentito di riflettere molto sull’importanza che diamo ad un singolo aspetto della nostra identità, che è invece sfaccettata e complessa.
A mio avviso va presa in considerazione anche l’intenzione sincera di mettere tutto l’impegno nelle attività o nel lavoro che si svolge, in accordo con le proprie capacità e con il contesto di riferimento.
Ad esempio: ho ascoltato spesso persone che si considerano incapaci perché non riescono a protocollare centinaia di verbali a settimana. Durante la conversazione è emerso che, in quella situazione, c’è una sola persona dell’ufficio ad occuparsi di più pratiche contemporaneamente, e senza nessun aiuto. A questo punto è risultato evidente che il problema potrebbe essere risolto con l’affiancamento di un’altra persona.
Occorre dunque una valutazione critica anche del contesto nel quale si lavora, per individuare i punti di forza e le condizioni da migliorare.
A tal proposito un ulteriore aspetto che ritengo utile considerare riguarda la capacità di accettare le proprie potenzialità e i propri limiti. Nelle attività che svolgiamo a lavoro, come in altri contesti, ci sarà sempre qualcosa che ci riesce meglio e qualcosa che ci riesce meno bene. Questa condizione vale per tutte le persone, di solito nei contesti sociali, soprattutto in occidente, prevale un atteggiamento competitivo, ma se ci pensiamo bene e ci concentriamo sul massimo che possiamo dare, emergerà quella soggettività che caratterizza l’unicità di ogni persona e che va valorizzata e rispettata.
Una riflessione conclusiva riguarda le dinamiche di gruppo: è certamente importante instaurare relazioni sane, basate sul rispetto reciproco e sulla collaborazione. Lavorare in un ambiente caratterizzato dalla prevalenza di un atteggiamento onesto e collaborativo può contribuire a ridurre molto la pressione delle scadenze imposte o necessarie.
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