Sono tanti gli interrogativi che quotidianamente ci poniamo, dal ‘perché tutte a me?’ ‘Al ‘‘Perché andare in terapia?’ ‘Cosa potrà mai fare lo psicologo per cambiare la mia situazione?’. Partirei dal presupposto che lo psicologo non può dare una soluzione rapida per porre fine al proprio malessere, ma può, aiutare a farsi delle domande, trovando in due delle risposte, puó aiutare a comprendere i complessi meccanismi della psiche, che ci inducono a dar vita a pensieri o comportamenti disfunzionali. Penso che la terapia debba essere un bisogno soggettivo, l’esigenza di comprendere il proprio funzionamento, per inquadrare ciò da cui puó dipendere la sofferenza, la solitudine percepita, il sintomo che prepotentemente invade la quotidianità. Andare in terapia è per me un atto di coraggio, la possibilità di ottenere un cambiamento e un riscontro positivo, dipende soprattutto da due fattori: dal paziente il quale deve avere curiosità, interesse, voglia di conoscersi, ‘mettendosi a nudo’ con le proprie fragilità, dubbi e debolezze e dal terapeuta, che con curiosità , trasparenza, interesse ed uno spazio di ascolto neutrale, libero dal pregiudizio, confortevole e spesso scomodo, ma fondamentale per lo scopo terapeutico , crea un campo di alleanza terapeutica indispensabile per la concretizzazione di un cambiamento.
‘LA RELAZIONE TERAPEUTICA HA DEI FINI INELUDIBILI: AUMENTARE LA CONOSCENZA CHE SI HA DI SÈ E DEGLI ALTRI E MIGLIORARE LA CAPACITÀ DI MODULARE LE EMOZIONI PENOSE CHE IL VIVERE UMANO SEMBRA NECESSARIAMENTE COMPORTATE’ (Liotti e La Rosa, 1991).
la conoscenza di sé permette di comprendere quali sono quei comportamenti o atteggiamenti, derivanti da modalità di funzionamento disfunzionali, che nel tempo si sono cristallizati. Per uso comune tendiamo a dire ‘Nessuna conoscenza mi va bene’, ‘ Mi trattano tutti nello stesso modo’. Partirei dalla premessa che la comunicazione è di tipo circolare (‘tanto più Pierino piange, tanto più la mamma lo rimprovera, tanto più la mamma lo rimprovera, tanto più Pierino piange’). Proviamo ad andare oltre l’insegnamento accademico della comunicazione lineare, causa-effetto (da un mittende il messaggio arriva al destinatario, che negera una risposta), nella comunicazione circolare (di questo ne parla Grazia Cancrini in Potere in Amore) non c’è causa ed effetto, ma loop disfunzionali di risposte continue che possono essere bloccati. Com’è possibile mettere fine al loop Pierino-mamma è possibile farlo con un paziente, il quale grazie alla terapia, alla conoscenza di sè, riesce a modificare le dinamiche comunicative usate quotidiamente con l’altro. Questa può essere solo una delle primissime ragioni per cui la terapia altro non fa che diventare a benefico del paziente.
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