Nella Relazione Terapeutica (come professionisti), ed in qualsiasi altra relazione, fondamentale è il riconoscimento dell’altra persona, inteso anche come quella forma di rispetto reciproco della particolarità. Questo per le implicazioni biologiche, psicologiche e filosofiche che esso comporta.
Bowlby (1988) e la sua ricerca sull’attaccamento, sottolinea quanto sia importante per lo sviluppo del bambino essere riconosciuto.
L’essere riconosciuti è altrettanto importante per gli adulti ed è un fattore cruciale per la salute. Soltanto sentendoci riconosciuti, visti e accettati dall’altro, saremo in grado di riconoscere, vedere e accettare noi stessi e gli altri intorno a noi. Questo allontana le negative conseguenze psico-fisiche della mente isolata. Così il riconoscimento sembra legarsi a una possibilità esistenziale e a un desiderio vitale. E’ uno tra i più importanti significati del termine riconoscimento, un significato molteplice che racchiude quello di “risposta, conferma e accettazione”, ma anche quello di “desiderio”, “richiesta” e “dipendenza”. Una molteplicità che ci rivela come per esistere e persistere nel nostro essere abbiamo bisogno che gli altri riconoscano, accettino e confermino la nostra realtà. Un esempio significativo del “Principio di Riconoscimento” lo abbiamo già da Freud e dalla consulenza psicoterapeutica con la sua paziente Margarethe Walter: Margarethe si sentì accettata come persona da Freud, prima di tutto perché la guardò dritta negli occhi riconoscendola prima di tutto come persona e successivamente ebbe con lei un rapporto senza giudizio, contrariamente del padre e di tutte le persone di sua conoscenza, che la consideravano “strana e completamente matta”.