Molto spesso le nostre scelte sono frutto di patti silenti che abbiamo ereditato dalla nostra famiglia, copioni, condizionamenti che non ci permettono di seguire il nostro cammino.
Questi obblighi non sono consapevoli, né per chi li impone né per chi li porta avanti con lealtà per generazioni. Intraprendiamo studi che non volevamo fare, sposiamo persone evidentemente lontane dal nostro modo di essere, insomma conduciamo la vita che la famiglia ha scelto per noi e che noi abbiamo ritenuto giusta, come fosse la verità assoluta.
Vivere nell’inconsapevolezza ci spinge ad interpretare un ruolo che spesso pensiamo sia frutto del destino o al massimo del karma, dunque potremo essere vittime, carnefici, cattivi, buoni o buonisti o semplicemente ostaggi di ciò che ci è stato insegnato. In realtà tutti questi schemi acquisiti, si riveleranno disfunzionali in seguito quando cominceremo a porci delle domande. La famiglia è senza alcun dubbio un sistema molto complesso, basato su legami che si intrecciano creando così delle “lealtà invisibili” che ci spingono a sacrificare la nostra intera esistenza, mettendo da parte le nostre aspettative, i nostri desideri, insomma la vera essenza del nostro sé. Tutto questo groviglio di obblighi e sensi di colpa è determinato dal pensiero di essere in debito e gestito da manipolazioni e taciti giochi di potere. Sarebbe però troppo semplice “incolpare” la nostra famiglia d’origine di tutte le nostre angosce, insoddisfazioni e frustrazioni, deresponsabilizzandoci di ciò che, in realtà, siamo noi a mettere in atto.
Dato per scontato che in teoria una famiglia dovrebbe incentivare la crescita, l’evoluzione e la realizzazione dei suoi membri, cerchiamo di comprendere che siamo noi a dover vivere la nostra vita. Quelle catene che sentiamo strette ai nostri polsi non esistono in realtà, quelle gabbie nelle quali viviamo hanno la porta aperta. Sta a noi dunque liberarci di tutti questi condizionamenti ed nostro compito comprendere che l’unica lealtà che dobbiamo è quella verso noi stessi. Solo nel momento in cui prenderemo consapevolezza di ciò, potremo realizzarci. Da genitori probabilmente la cosa da fare è accettare ciò che i nostri figli sceglieranno, senza caricarli delle nostre aspettative, o peggio aspettarci che loro realizzino ciò che noi non abbiamo fatto.
Consideriamo il fatto che accorgersi di questi meccanismi non è semplice, ma possibile. Potremo essere in contatto con noi stessi ed ascoltare ciò che il nostro corpo ci dice, spesso a gran voce con l’esordio di malesseri fisici, ma se l’invischiamento è ormai consolidato potremo far ricorso all’aiuto di un professionista che accoglierà il nostro disagio e da lì potremo partire verso un nuovo viaggio alla scoperta di noi stessi. Crescere e diventare “io adulto” necessita di una presa di responsabilità, possiamo tutti smettere di essere attaccati ai fili, come marionette gestite da schemi a noi non consoni, anche se a volte comodi.
Ciò che da bambini era per noi funzionale, vale a dire la ricerca di amore e consenso da parte dei nostri genitori, oggi non lo è più. Impariamo ad ascoltarci senza giudizio, perché quel genitore giudicante e normativo oggi siamo noi stessi, vale a dire che siamo l’unico
ostacolo alla nostra realizzazione. Aver percepito da piccoli l’assenza d’amore o accudimento, oggi può essere colmato in maniera autonoma. Impariamo ad amarci e solo così potremo riempire quella sofferenza e riconoscerci per ciò che siamo, vale a dire persone degne di amore, considerazione e soprattutto degne di vivere la propria vita qui e ora.
Autore
Dott.ssa Micol Lucaselli-Psicologa
Bibliografia
Ivan Boszormenyi-Nagy, Geraldine M.Spark, lealtà invisibili, Astrolabio
Bert Hellinger, riconoscere ciò che è. La forza rivelatrice delle costellazioni familiari, Feltrinelli.