Lo tsunami virtuale rappresentato dall’avvento internet e dalle sue innumerevoli ramificazioni tecnologiche è divenuto talmente rilevante da far considerare il web uno dei più importanti strumenti accademici, lavorativi e ricreativi per giovani e adulti, mutando profondamente aree significative dell’universo personale di ognuno di noi: lavoro, divertimento, apprendimento, comunicazione.
Ma riavvolgiamo il nastro. Vorrei brevemente focalizzare l’attenzione sulla mania dei selfie e sui processi che si nascondono dietro questo fenomeno sempre più contagioso. Ormai ogni attimo della nostra quotidianità è immortalata da uno scatto fugace e postata sulla vetrina del mondo virtuale.
La selfite è in agguato ovunque: può iniziare per divertimento e trasformarsi in una vera e propria persecuzione borderline. Ma per capirne fino in fondo la dinamica basta osservare brevemente la sfera adolescenziale.
Confusi da quello che succede dentro, i ragazzi vanno alla ricerca di rimandi esterni, che li aiutino a comprendere quale posto occupare nel gruppo di coetanei e nel mondo. I link e i commenti servono per raccogliere consensi e informazioni su come li classificano gli altri, sul loro grado di piacevolezza, con lo scopo di definire una personalità in definizione e di potenziare la loro autostima, che in questa fase di evoluzione inizia a perdere i vecchi punti di riferimento dell’infanzia.
Accade però anche all’adulto, in periodi di cambiamento o stress, come ricerca di rassicurazione esterna e di rivincita su sé stessi. Maggiori sono i rischi ai quali i soggetti si espongono per mettersi in vetrina, maggiore è la possibilità che alla base ci siano un profondo senso di vuoto e un bisogno di essere guardati, riconosciuti per nuove esclusività. Non sempre quindi la selfie mania è guidata dalla perfezione, ma dalla ricerca del brivido, del gioco e dall’adrenalina nella competizione. Parlare di ossessione fotografica attira l’attenzione di molti esperti nel settore, ma spesso il volto dei selfie nasconde entità umane più profonde che si evolvono pian piano e si svelano scatto dopo scatto.
Stanno inoltre cambiando radicalmente i canoni di bellezza, spesso alterati e irrealistici, che pongono gli utenti nella condizione di giudicarsi e paragonarsi alle celebrities. Specie per le ragazze adolescenti lo scambio di confronti via social imposto dal lockdown ha portato un inconscio rafforzamento di ritocco delle immagini, a scapito di quelle reali, generando un gioco di ruolo, suadente prima e pericoloso poi.
Se vedersi dal vivo significa vedersi per intero, con tutti i pregi e i difetti fisici e caratteriali, limitarsi a vedere in continuazione anche l’altro in due dimensioni crea un impatto negativo sulla percezione del sé. Questo è il mondo che blocca ogni tentativo di smascheramento dell’irrealismo della perfezione, e conduce alla concretizzazione del sé corporeo, che poi… tanto corporeo non è.
© Copyright| Dott.ssa Marisol Settimi