Ci tengo a sottolineare che le mie personali riflessioni non entrano nel lavoro terapeutico che svolgo con i miei pazienti, che si svolge sempre nel massimo rispetto per le convinzioni di ognuno e in un ambiente fisico e psicologico di massima neutralità e accoglienza per la sofferenza, le difficoltà e le credenze di coloro che decidono di affidarsi alle mie competenze per essere aiutati a superare i momenti di difficoltà che vivono; per cui esse non inficiano in alcun modo i percorsi e le tecniche strettamente psicologiche utilizzate nei colloqui clinici. Per il resto sono convinta che ognuno di noi ha un compito e porta avanti una missione nel mondo, nel tempo in cui si trova, per aiutare se stesso e gli altri a vivere pienamente, a realizzarsi e ad aiutare il prossimo, al fine di costruire un mondo e una società migliore, in cui crescere e vivere secondo i valori dell’amore, della pace e della fratellanza.
Carissimi, finalmente il tempo delle riaperture è arrivato con grande gioia e soddisfazione di molti… eppure permane in tanti una sensazione inspiegabile di mancanza di benessere denominata “Languishing”(languore). Languishing è un termine inglese adottato dal sociologo e psicologo Corey Keyes e che in lingua italiana può essere liberamente tradotto come “languire”: si configura come uno stato di vuoto e stagnazione, che può caratterizzare alcuni individui. Si colloca a metà tra il benessere e la patologia; non indica, infatti, un disturbo psicologico, ma è tipico di chi mostra bassi livelli di benessere (Keyes, 2002). Languishing è l’ultimo termine ad essere entrato nel dizionario della salute mentale. È definito come la l’assenza di benessere e la mancanza di motivazione.
Che cos’è?
Come vi sentite? Stanchi? Frustrati? Tristi? Dopo mesi e mesi passati chiusi in casa in compagnia solo di noia e monotonia, è normale sentirsi un po’ apatici, vuoti e senza meta. Non siete da soli. Anzi, è molto probabile che la maggior parte delle persone in questo momento – dopo il caos, il dolore e lo stress dovuto alla pandemia e un anno di lockdown e restrizioni – stia vivendo questa stessa strana emozione. Oggi possiamo considerarlo un effetto indiretto del Covid sul benessere mentale delle persone, sebbene già una ricerca del 2002 indagasse questa sensazione che ti fa languire in uno stato emotivo che non ha picchi né negativi né positivi, in cui non siamo infelici ma neanche felici. Come se fossi in letargo dalla vita, anche se continui a fare quelle piccole cose che ti sono concesse. Sopravviviamo, in pratica, in un limbo di restrizioni che si aprono e si chiudono come un ventaglio. Un po’ il contrario dell’effetto gambero, che invece si nutre della frustrazione di chi, durante questa pandemia, ha dovuto compiere scelte difficili tornando sui propri passi. Il languishing è strettamente imparentato allo stop che ha bloccato la nostra progettualità, imponendo un fermo ad aspettative e traguardi, obiettivi e piccoli successi personali.